28.10.10

una carriola di disegni…#2

il DIECI ottobre le carriole sono tornate a L'Aquila…
Angela Maria Russo
Sul cartello di divieto di sosta c'è scritto:
"PER LAVORI" dal.... al...
…non c'è nè la data di inizio e neanche quella della fine ovviamente!

LUNEDÌ 11 OTTOBRE 2010
SIMO CAPECCHI
Ieri nella zona rossa a disegnare credo fossimo almeno 50, più i fotografi e vari accompagnatori. E' la prima volta che un gruppo così consistente di disegnatori si riunisce per un reportage collettivo, da Trieste, Bologna, Latina, Roma, Lanciano. Da Napoli eravamo Caroline Peyron, Ferruccio Orioli, io e mio marito Enrico Rebeggiani, abruzzese di Chieti. Abbiamo conosciuto Antonio Di Giandomenico, il prof. Antonio Gasbarrini e diversi cittadini aquilani attivi nell'Assemblea cittadina che altri avevano già incontrato nei sopralluoghi precedenti. Quello che abbiamo visto e ascoltato è cosa difficile da raccontare.
Ingenuamente, non mi aspettavo di trovare la ferita così aperta, nelle persone oltre che nelle case. La zona rossa comprende quasi l'intero centro storico ed è militarizzata, con camionette ad ogni varco. Tutto è puntellato. Sono pochissimi i cantieri attivi. La città è in attesa di crollare definitivamente e neanche troppo lentamente.
Mentre disegno in piazza Santa Giusta arriva una signora con i genitori anziani e protesta che vuole vedere la sua casa. I vigili del fuoco che ci stanno scortando divisi in tre gruppidi circa venti persone, la fanno entrare e noi le prestiamo i caschetti. Quando tornano il padre è in lacrime. "Ho quattro case e non posso entrare in nessuna. Loro ci entrano invece, eccome: le hanno appena messe in sicurezza, hanno sfondato i tramezzi col piccone per far passare i tiranti, mi hanno fatto a pezzi tutto quello che era rimasto, i mobili..."
A via Sturzo, fuori della zona rossa, la fila di palazzine in cemento armato ha reagito quasi peggio di quelle in muratura: i muri di tamponamento al piano terra sono esplosi cacciando fuori tutto il contenuto delle case. In un mucchio troviamo frammenti di spartiti e strumenti musicali.
Ferruccio Orioli fa questo disegno in quattro parti. Architetto di origini veneziane, ha visto da vicino diversi terremoti, dal Friuli, al Belice, all'Irpinia. "Ma questo è il primo terremoto italiano a non avere una legge speciale che preveda la ricostruzione. Una città intera è stata condannata alla scomparsa. Non ce la faccio più a guardare, finisco l'acquerello al caffè". Siamo stati male, tutti. Non so se era più il senso di impotenza o la rabbia.

Nel 1703, ci racconta Gasbarrini, la città fu distrutta da un violento terremoto e un illuminato Marchese della Rocca Marco Garofalo, il "Bertolaso" di allora, obbligò i cittadini a ricostruire le case assistendoli e sospendendo le tasse per diverso tempo. Da gennaio i cittadini dell'Aquila invece pagheranno le tasse normalmente, arretrati compresi.


Il peso ...della situazione
artman
Un "TELAMONE" ha attirato la mia attenzione, stranamente la diagonale di una impalcatura azzurra coincide con le mani del personaggio... si ritrova a reggere o meglio a sorreggere, il PESO del suo carico consegnatogli dal fato... (particolare del rosone della chiesa di Santa Giusta di Bazzano).

3.10.10

una carriola di disegni…



Ho dichiarato il mio amore per i taccuini di viaggio due anni fa (in questo post 1000-journals-project)

Lo considero ancora un modo di vivere e di viaggiare.

Rappresenta anche un modo differente di guardare e di raccontare, di entrare in contatto con la realtà e di farne esperienza.

Una carriola di disegni è un blog che racconta l'iniziativa di un gruppo di URBAN SKETCHERS che si sono riuniti, come l'ormai noto popolo delle carriole, per riprendersi L'Aquila.


Loro, i disegnatori in carriola, si descrivono così:
...nessuno aveva ancora raccontato L'Aquila e il terremoto con matita e taccuino, girando per le strade e disegnandola dal vero.
L'Idea è proprio questa ed è semplice in fondo: raccogliere le immagini dei disegnatori che attraversando le strade, le piazze, le nuove periferie di questa città silenziosa, ma non ancora ridotta al silenzio, vogliano raccontare i luoghi comuni e non comuni del terremoto.
Raccontare l'orrore e la volgarità del terremoto, la bellezza forse ancora intatta della città, la voglia di ricostruire e di reagire veramente, gli errori e gli squallori che per ora ha riservato la ricostruzione,... mettere su carta che L'Aquila non è proprio quel paradiso in terra di cui parla la gente, quello della "missione compiuta", pieno di case superarredate, scuole, gente felice che ha avuto tutto e chevoletedipiùadesso... ingrati!
Per fare questo serve prendere un taccuino, una matita, una scatola di acquerelli e camminare, osservare e "ridurre" tutto alle due dimensioni del foglio di carta.
Chi viene con noi?


Come il ragno…

Fabio Ascenzi
Percorro le linee di questa struttura e in sequenza seguo la fine che fa una preda caduta nella rete. Immagino le abili zampe che tessono fili indistruttibili per il gran finale. Fotogrammi tragici da riavvolgere per il lieto fine.


Piccole comodità #1

pantofole
Carlo Castellani

25 luglio - Con Federico e Marco mi fermo a disegnare in piazza S. Marciano, in un silenzio così denso da galleggiarci dentro, increspato solo da un piccione o dal frusciare di qualche topo.
La facciata della collegiata del XIV secolo è spaccata in due dal sommo alla base, rilegata dalle ubique cinghie gialle; ad essa è stato addossato un grande cumulo delle più varie cose: calcinacci, mobili, cartoni, damigiane, attrezzi da cucina, strutture metalliche, buste di plastica...
Da una parte ci sono anche alcune paia di pantofole, a ricordare le piccole comodità domestiche spazzate via dal terremoto e ora più difficili da godere e recuperare, il diritto sacrosanto a starsene nella propria casa, la sera, in pace e in pantofole.

Piccole comodità #2

sedia a sdraio
Carlo Castellani

Altri resti di piccole comodità domestiche emergono dal cumulo di oggetti in piazza S. Marciano.
I colori gai ma un po'sbiaditi di una sedia a sdraio coronano un mucchio di cassetti, componenti di mobili e una pentola a pressione ancora lustra e brillante.
Ci sono parecchi attrezzi da cucina, per esempio una macchina per la pasta nuova nuova; che vengano dal ristorante che si affacciava sulla piazza?
Mentre disegniamo arriva una famiglia, sono i proprietari del ristorante e cercano qualche loro mobile ancora utilizzabile.
Sembra quasi che il terremoto ci sia stato l'altro ieri e non più di un anno fa...


Ci si riappropria di un territorio percorrendolo a piedi.
Non lo si può fare in nessun altro modo.
La Terra si strappa alla propria indifferenza passo dopo passo, battendola palmo a palmo, immersi nel silenzio e avvolti nella polvere.
I taccuini entrano a L'Aquila silenziosamente per non restare muti.
Bastano pochi tratti per restituire l'atmosfera surreale che vi si respira e per svelare qualcosa…
Ad esempio, le "fasce di contenimento" che cingono edifici e monumenti (per impedire cosa? Il dissolvimento? L'evaporazione?)io non le avevo mai notate.
Ora le guardo - per la prima volta - raggelata.



PALMAR
La Chiesa delle Anime Sante prigioniera delle fasce di contenimento sotto stretta vigilanza di un'auto dei VV.FF.



Elisabetta Mitrovic

Le cinghie che contengono le colonne, le torri, le chiese sono tutte gialle ed evidenti... quando torni a casa ti rimane negli occhi questa immagine. Quando torni a casa... pensi a chi non l'ha più, pensi a chi l'ha, ma attorniata e sorretta da queste cinghie.


N.B. Torniamo a L'Aquila il 10 Ottobre 2010, quindi riprendete taccuini e caschetti e venite a testimoniare con noi.
Disegnamo quello che vediamo e basta, la gente, la vita, la città, quello che è successo e non doveva succedere quello che doveva succedere e non è successo...
VI ASPETTIAMO!

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