30.11.08

Pioggia di novembre...

in questi giorni m'è capitato spesso di ricordare novembre di un anno fa (soprattutto ritrovandomi in certe stanze abbandonate) e sempre ho canticchiato questa canzone...
Canzone che per me è anche un taccuino di viaggio: schizzo di una città verso la quale provo una grande nostalgia.


("La pazienza ha un limite, Pazienza no"
 video dedicato ad Andrea Pazienza)


Pioggia di novembre (Vinicio Capossela)

E se, e ma
mi pare sarà
eppure non piove e nuvole
non ne vedo di qua
è una striscia di cielo
non diversa da prima
solo freddo d'autunno
e bianco color di farina

guardo sopra al sesto piano
una goccia e poi l'altra si spiaccica in faccia
fa un rumore di sveglia
che tintinna sul ferro
di una gronda lontana

e viene la pioggia a lavare
le macchine in fila
gli allarmi strillare
e bagna le aiuole spellate
le multe stracciate
il cielo dei bar

sulla strada di pietra segnata
come panforte di tagli e binari
piove sulle varesine e gira gira
la giostra senza fine

cade sopra i tram che passano lenti
di ferro e di legno pazienti
con un occhio solo
buoni da guardare
dinosauri in fila ad asciugare
piove sui pensieri dietro ai fanali
delle tangenziali

e bagna nei cortili i gerani
le nere ringhiere
le lingue straniere
i viados di Gioia
la casba di Buenos Aires
le edicole accese
le borse e le spese

piove sulle campane
delle pievi romane
sulle grazie sui ceri
sui voti e sui desideri
cade sopra i piedi dei bambini
che ci sono ma non li vedi
sugli ortomercati
dentro i fabbricati
sopra le collette di spicci e sigarette
su uomini e su cani
e piove sulle urla dei villani

sul cimitero monumentale
sugli attacchini sugli spazzini
sulle chiese dei filippini
sui tavolini dei baracchini
sui gatti tristi dentro i cortili
sulle collane degli abusivi
sul padiglione degli infettivi
sopra i germani dentro i navigli

sui treni caldi dei pendolari
sopra i silenzi dei tassinari
sulle africane per mezzo ai viali
sopra i parenti negli ospedali
e piove stasera anche sul chiuso della galera

e venga la pioggia a Novembre
a lavarmi i pensieri dal fango e dal mal.

23.11.08

POLEMICHE ROMANE

19.11.08

ECCOMI!!!!!

Finalmente eccomi qua, dopo aver provato svariate password possibili sono riuscita finalmente ad entrare...era tanto che volevo scrivere qua!!! Ormai a causa di qualcuno e di qualcuna giro per Roma con un'altra ottica...un ottica un po' da sviaggi... Cerco di soffermarmi sulle cose che vedo da sempre di farmi saltare alla mente pensieri e ricordi... magari chissà trovo pure il modo di affezzionarmi a sta città visto che ci devo convivere chissà per quanto...
Fin'ora il mio luogo pensatoio di Roma era solo la stazione Termini, il luogo in cui è stipato il caos di Roma, un luogo in cui sei un volto tra tanti e tu come tanti cammini lì apparentemente con un uno scopo preciso che è uscire al più presto... Ed è nel momento di passaggio che ti gusti la tua camminata, nascosto nella folla osservi attentamente gli altri, sogni i viaggi possibili e impossibili, ti diverti a salire e scendere tra i vari livelli e piani di Termini... La maggioranza della gente pensa che i piani corrispondano solo alle metro e al treno o se tiran su il naso al massimo ai negozi, invece dentro l'immensa e fagocitante stazione esistono delle specie di non luoghi fuori dal mondo, basta fare delle scalette e ti ritrovi magari in un piccolo chiostro con colonne e visto che non sei più sicura di saperci tornare pensi che te lo sei sognato... Oppure luoghi bizzarri per il posto come una palestra sotterranea!! 
Ma i livelli di lettura sono tanti come tante sono le persone di ogni luogo del mondo... Dai ragazzini Rom che vengon inseguiti dai poliziotti (e poi chissà che accade...!!), dagli immigrati sudamericani che riempiono di odori l'uscita della stazione, dai tanti senza tetto che aniamano la stazione soprattutto di notte quando restano gli ultimi custodi del gigante.... Alle coppie di fidanzati o quasi fidanzati con caramelle in mano che si salutano alla stazione... 
Insomma basta sto diventando smielata...ma continuerò!!!

15.11.08

Gayane Ballet Suite (Adagio)

Oggi mi sento così...

Un pezzo da stretta al cuore, tratto dal Gayane Ballet Suite del compositore armeno Aram Khachaturian (1903-1978), che suonerà familiare agli appassionati di Kubrick. Questo videoclip intitolato "Standing in the light" contiene proprio la traccia audio dell'inarrivabile 2001: Odissea nello spazio, con il rumore bianco di sottofondo della propulsione del Discovery; la grafica essenziale ma d'effetto è a sua volta citazione dell'oggetto simbolo del film, il monolite.

tutto l'universo obbedisce all'amore...


Lasciami qui
Lasciami stare
Lasciami così
Non dire una parola che
Non sia d'amore

Per me
Per la mia vita che
E' tutto quello che ho
E' tutto quello che io ho e non è ancora
Finita
Finita...


...a chi oggi m'ha chiesto: "come stai?"

13.11.08

viaggi nel tempo...


Robespierre-Offlaga Disco Pax
(grazie all'amico Luigi)

12.11.08

...niente da capire....



LANGUAGE IS A VIRUS FROM OUTER SPACE 
Paradise
Is exactly like
Where you are right now
Only much much
Better.
I saw this guy on the train
And he seemed to gave gotten stuck
In one of those abstract trances.
And he was going: "Ugh...Ugh...Ugh..."
And Fred said:
"I think he's in some kind of pain.
I think it's a pain cry."
And I said: "Pain cry?
Then language is a virus."
Language! It's a virus!
Language! It's a virus!

Well I was talking to a friend
And I was saying:
I wanted you.
And I was looking for you.
But I couldn't find you. I couldn't find you.
And he said: Hey!
Are you talking to me?
Or are you just practicing
For one of those performances of yours?
Huh?
Language! It's a virus!
Language! It's a virus!

He said: I had to write that letter to your mother.
And I had to tell the judge that it was you.
And I had to sell the car and go to Florida.
Because that's just my way of saying (It's a charm.)
That I love you. And I (It's a job.)
Had to call you at the crack of dawn (Why?)
And list the times that I've been wrong.
Cause that's just my way of saying
That I'm sorry. (It's a job.)
Language! It's a virus!
Language! It's a virus!

Paradise
Is exactly like
Where you are right now
Only much much (It's a shipwreck,)
Better. (It's a job.)
You know? I don't believe there's such
a thing as TV. I mean -
They just keep showing you
The same pictures over and over.
And when they talk they just make sounds
That more or less synch up
With their lips.
That's what I think!
Language! It's a virus!
Language! It's a virus!
Language! It's a virus!

Well I dreamed there was an island
That rose up from the sea.
And everybody on the island
Was somebody from TV.
And there was a beautiful view
But nobody could see.
Cause everybody on the island
Was saying: Look at me! Look at me!
Look at me! Look at me!
Because they all lived on an island
That rose up from the sea.
And everybody on the island
Was somebody from TV.
And there was a beautiful view
But nobody could see.
Cause everybody on the island
Was saying: Look at me! Look at me! Look at me!
Look at me! Look at me! Why?
Paradise is exactly like
Where you are right now
Only much much better.



Homeland...

11.11.08

After Hours...

...non ascoltavo questa canzone da un po'... da quando, in preda ad una di quelle furie distruttive (?) che segnano ogni passaggio della mia vita (che mi portano a sbarazzarmi di oggetti, carte, ninnolinutilinutilizzati, memorie pesanti e ricordi tanto futili quanto ingombranti), non ho strappato proprio quel testo scritto a mano su un foglio e appeso nella mia camera forse da sempre...un gesto che ha segnato l'apertura di una porta e l'inizio di un viaggio.



The Velvet Underground - After Hours (1968)

1-2-3
If you close the door, the night could last forever
Keep the sunshine out and say hello to never
All the people are dancing and they're havin such fun
I wish it could happen to me
But if you close the door, I'd never have to see the day again.

If you close the door, the night could last forever,
Leave the wineglass out and drink a toast to never
Oh, someday I know someone will look into my eyes
And say hello -- you're my very special one--
But if you close the door, I'd never have to see the day again.

Dark cloudy bars
Shiny Cadillac cars
And the people on subways and trains
Looking gray in the rain as they stand disarrayed
All the people look well in the dark
And if you close the door, the night could last forever.
Leave the sunshine out and say hello to never
All the people are dancing and they're having such fun
I wish it could happen to me
'Cause if you close the door, I'd never have to see the day again.
I'd never have to see the day again.
(once more)
I'd never have to see the day again.

Su Nico...

Nico, femme fatale
di Gabriele Lunati

2.11.08

woices: del suono del mondo...

Dal mio Internazionale delle meraviglie un'altra chicca suggerita da Ethan Zuckerman.
La possibilità ,offerta da woices, di creare e disporre di mappe sonore è davvero suggestiva! L'unica cosa su cui dissento con Zuckerman è la proposta di installare un "discreto" sistema di videoconferenza per collegare in maniera casuale luoghi lontani...a parte il fatto che credo che esistano svariate webcam sparse per il mondo, è un'idea che puzza di "grande fratello" che non mi piace per niente! 
Meglio le suggestioni dei suoni ...


Woices, and weird windows on the world
di Ethan Zuckerman

Ho un'idea che mi ronza in testa da un po' di tempo. Mi è venuta in mente mentre chiacchieravo con Dale Joachim, un ingegnere dell'Mit che usa il cellulare per studiare i gufi: chiama nella foresta di notte, trasmette il richiamo di un gufo e ascolta le risposte attraverso dei microfoni gsm.
L'idea di ascoltare i luoghi mi ha fatto pensare a tutti i posti simili che esistono nel mondo: un Kentucky Fried Chicken di Canton, in Ohio, e uno di Canton in Cina, per esempio. Da un lato sono due spazi identici, dall'altro sono profondamente diversi.
Mi piacerebbe creare delle finestre tra questi luoghi: si potrebbe installare un sistema di videoconferenza molto discreto – un monitor e una webcam – e collegare in modo casuale due spazi affini.
Così dal nostro ristorante in Ohio potremmo avere una finestra sulla Cina, e qualche minuto dopo sul Pakistan o sulla Polonia. Potremmo ascoltare le conversazioni che si svolgono dall'altra parte, o addirittura guardare il monitor e parlare con qualcuno.
Alcuni di questi luoghi avrebbero un legame molto evidente: due Starbucks, per esempio. In altri casi, invece, il legame sarebbe più concettuale, come quello tra un centro commerciale e il mercato all'aperto di Makola, ad Accra.
Il progetto Woices
Si potrebbe anche sostituire lo specchio sopra un lavandino di un bagno pubblico con un monitor e associarlo a un monitor sopra un altro lavandino dall'altra parte del mondo.
Le immagini potrebbero essere trasmesse in streaming su internet: non solo avremmo un'idea della diversità dei due posti, ma sarebbe anche una grande opportunità per studiare le possibili interazioni tra gli esseri umani.
Come ci comporteremmo di fronte a queste finestre? Le ignoreremmo come facciamo di solito quando ci troviamo in spazi pubblici? Saluteremmo educatamente gli altri clienti, prima di tornare al nostro piatto? Oppure rivolgeremmo la parola all'uomo che beve un caffè in Bahrein e alla donna che vende pesce ad Accra?
Se fossi Cory Doctorow ci scriverei un racconto. Sarebbe la storia di un gruppo di ragazzini brasiliani che fa amicizia con un altro gruppo in Cina, comunicando attraverso i monitor. I ragazzi si darebbero appuntamento davanti allo schermo nella speranza che l'algoritmo li connetta casualmente ai nuovi amici, e non a una stanza di tedeschi dalla faccia austera.
Forse esiste una catena di ristoranti o di negozi abbastanza folle da realizzare un'idea del genere. Si potrebbe fare una prova su scala ridotta in un Walmart o in un Best Buy, convertendo uno schermo televisivo o il monitor di un computer in una finestra. Secondo me la cosa più affascinante sarebbe avere una finestra che passi inosservata in uno spazio pubblico, per esempio un ristorante.
Tutto questo mi fa tornare in mente Woices, un sito che permette di taggare spazi geografici attraverso piccoli brani audio. Queste tag, chiamate "eco", messe insieme formano un nuovo tipo di guida turistica. Con un telefono in grado di rilevare il posto esatto in cui siamo, è possibile ascoltare i discorsi che le altre persone hanno lasciato in giro per il pianeta.
Oggi, per esempio, ho ascoltato alcune persone leggere il menù in un ristorante giapponese a Terragona e discutere di un pellegrinaggio a Santiago di Compostela, in Galizia.
Per farsi un'idea di come funziona Woices è meglio conoscere lo spagnolo, ma non esiste un linguaggio specifico per la tecnologia. Mi piace l'idea che un posto raccolga sia la voce di chi ci abita sia quella di un turista che sta imparando a conoscerlo.
Forse questo è un modo più pratico per realizzare la mia idea, e dovrei semplicemente cominciare ad annotare tutti i Kentucky Fried Chicken dove mi capita di mangiare. Da Canton a Canton.

ETHAN ZUCKERMAN lavora al Berkman center for internet and society. Nel 2004 ha fondato il sito Global Voices insieme a Rebecca MacKinnon. Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo Woices, and weird windows on the world.

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