17.9.10

Quando McCurry era a Perugia

"Osservare un viso è come guardare dentro un pozzo, sul fondo si compone un riflesso, ed è l'anima che si lascia intravvedere."
(Steve McCurry)
Dedico queste immagini a chi non ha avuto occasione di visitare Sud-Est 1980-2009, bellissima mostra di 240 scatti di Steve McCurry, che è stata esposta a Milano, al Palazzo della Ragione, dall'11 novembre 2009 al 21 marzo 2o1o e a Perugia, alla Galleria Nazionale dell'Umbria, dal 10 aprile al 5 settembre 2010. A Perugia l'allestimento progettato da Peter Bottazzi è stato messo in opera - sono tornato ben tre volte a visitare la mostra! - ancora meglio che a Milano, almeno a giudicare dalle inquadrature che ho trovato nel web. Bottazzi è stato encomiabile nel riuscire ad aggiungere alle opere di McCurry, di per sé già suggestive e coinvolgenti, una terza dimensione spaziale e psicologica, tale da accompagnare il visitatore a viaggiare attraverso l'anima del Mondo e la propria. Su 6 strutture di travi, ramificate a mo' di metaforici alberi, sono state sospese nella sala principale la maggior parte delle foto, suddivise in altrettanti percorsi: L'altro, Il silenzio e il viaggio, Guerra, Gioia, Infanzia, La bellezza. In una sala più piccola era infine ospitato un ulteriore capitolo di Short Stories, sulle piogge monsoniche in Asia e sui malati terminali di HIV in Vietnam. Complimenti a Tanja Solci, curatrice della mostra, per avere ideato e composto questi percorsi, pieni di fecondissimi contrasti, di stupori e sorrisi quanto di orrori e lacrime. Una nota tecnica. Molte foto denotavano evidenti ritocchi in fase di post-produzione: colori particolarmente saturi e a volte quasi surreali, livelli di contrasto e luminosità ben al di là delle possibilità intrinseche di un obiettivo fotografico. Qualche "purista" ha storto il naso su ciò, a me invece non ha disturbato: una foto non è mai una riproduzione oggettiva della realtà, né è sempre un'interpretazione operata dall'autore, che mentre scatta fa egli stesso parte della scena, anche se non dell'inquadratura, ne percepisce sensazioni e respira emozioni. Se tutto questo può essere meglio trasmesso allo spettatore elaborando la foto, ben venga. N.B. Ho scaricato da internet i primi 3 ritratti, tra cui quello celeberrimo della ragazza afgana che nel 1985 fece conoscere McCurry ovunque. Le altre 5 foto le ho fatte alla mostra semplicemente con l'iPhone: onore al "melafonino" che pur col suo paio di megapixel ha consentito questi scatti niente male. E merito pure della splendida illuminazione dei pannelli: luce radente, dall'alto, che pareva uscire dalle fotografie stesse.
LINK PER APPROFONDIRE:

1 commento:

Caterpillar 1 ha detto...

l'ho visitata a Milano e ne sono uscita commossa e senza fiato.

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