14.3.08

...e me ne vado in giro per i lotti popolari... / Garbatella 2a parte



23/02/2008 - Questa città è una ricca, ipercalorica, torta a strati e per quanto la si percorra in lungo e in largo non la si conoscerà mai!

L’ho sperimentato ancora una volta potendo dedicare al mio vagabondaggio solo le tre ore scarse di buco fra i miei impegni e la partenza. 

Tanto per cominciare La Garbatella conta 48.000 abitanti (grande quanto il paese in cui vivo ora).

Un’ipotesi molto molto “maliziosa”, ne fa derivare il nome dall’appellativo dato alla leggendaria proprietaria, bella e particolarmente “gentile”, di un’osteria che si trovava sulla via Ostiense.

In verità molti ritengono che non concedesse “quel” genere di favori, ma che fosse semplicemente un’ospite perfetta.

Secondo un’ipotesi più scientifica (e tristanzuola aggiungo io) il nome deriverebbe invece da un tipo di coltivazione della vite ("a barbata" o "a garbata", appoggiando le viti ad alberi di acero o olmo) in uso sui colli se non, addirittura, dall’”amenità” dei luoghi...

Il quartiere nacque il 18 febbraio 1920 giorno in cui il re Vittorio Emanuele III posò la prima pietra. Dove? In Piazza Brin, come ricorda un’iscrizione commemorativa su cui si legge anche che fu l'Ente per lo sviluppo marittimo e industriale a promuoverne la costruzione. E sì, perchè all’epoca si pensava di creare in quella zona un moderno polo industriale e in quest’ottica, il Tevere assunse, inevitabilmente, un’importanza strategica.

Gli urbanisti umbertini avrebbero voluto collegare la zona a sud di Roma al lido di Ostia attraverso un canale navigabile parallelo al Tevere che, se fosse stato realizzato, avrebbe dato alla città un porto commerciale.

La Garbatella sorse proprio allo scopo di ospitare i lavoratori del futuro polo industriale e navale.

Sarebbe dovuto essere quasi un borgo marinaro la cui architettura s’ispirava al modello inglese delle Garden Cities (che erano state concepite dal padre del socialismo Robert Owen) ben collegate e vicine alla città, abitate da operai e comprendenti significativi spazi verdi coltivabili, tali da fornire ai lavoratori residenti una preziosa, e ulteriore, fonte di sussistenza: l'orto.

E il bello è che questa peculiarità si nota ancora soprattutto nei lotti più antichi!


N.B. Le unità abitative erano suddivise in lotti e il rapporto tra le metrature edificate e quelle dedicate al verde "privato" era tra i più alti nell'Italia dell'epoca (e certamente di quella attuale).

Si trattava quindi un quartiere popolare e popoloso, ma a misura d’uomo in cui persino l’estetica delle architetture era molto curata.





Una concezione dell'abitare molto diversa da quella che ha ispirato la realizzazione di Corviale (rimando al prossimo post chi non conoscesse ancora quest'altro luogo di Roma) ...


Basta entrare in un cortile per ritrovarsi di fronte a giardini, balconi fioriti, panni stesi ad asciugare...


...un luogo talmente gradevole che ti verrebbe voglia di chiedere asilo a qualche residente!





Sono a Roma e, contemporaneamente, in un borgo!
 



Poi...posi lo sguardo sulla facciata apparentemente anonima di un palazzo...




... alzi gli occhi e...





...e...scopri di essere OSSERVATO...





Durante il ventennio fascista, però, gli ideali sottesi all’edificazione della Garbatella vennero definitivamente messi da parte così come l’idea di un porto fluviale.

Che la pianificazione urbanistica sia stata stravolta lo dimostra il fatto che il rapporto verde-edificato calò sensibilmente.

Al posto delle casette basse della Città Giardino con l'orto ad uso famiglia si costruirono palazzine a quattro, cinque piani con i giardinetti e gli spazi collettivi.

Il regime aveva bisogno di più spazio soprattutto per ospitare gli sfrattati vittime degli sventramenti attuati nel centro.

Difatti il culmine di questo cambiamento è rappresentato dai tre lotti chiamati Alberghi (Rosso, Bianco e Giallo) nei pressi di piazza Eugenio Biffi, strutture nate solo pochi anni dopo le villette dell'inizio dell'edificazione dell'area (dal 1927), ma significativamente differenti dal punto di vista funzionale oltreché estetico.

Si trattava di “Alberghi collettivi”, dormitori con molti servizi in comune (oggi uno di quegli alberghi ospita un teatro).

Eppure nemmeno questo stravolgimento ha privato il quartiere del suo fascino









anche i condomini più miseri hanno magnifici cortili



un fascino che è rimasto intatto sino al moderno senso estetico...




...Roma è una matrioska e anche questa non le si attaglia gran che come definizione...voglio dire che non si può affermare di vivere a Roma perchè, non esiste “una” Roma sola e la commistione di stili architettonici (susseguitisi in un lasso di tempo brevissimo) in cui t’imbatti in questo posto lo dimostra. 

Se pensi poi che la Basilica di San Paolo fuori le mura o le catacombe sono vicinissime, o meglio, sono “nel” quartiere ti vengono le vertigini!

Che dire?



Au revoir Garbatella!



Foto (tutte) by Caterpillar

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