La mostra, curata da Gloria Moure Cao, presenta una serie di 19 opere, alcune di grandi dimensioni, provenienti dalla sua collezione personale e da collezioni pubbliche e private quali il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía e la Fundacion la Caixa di Barcellona, in grado di ripercorrere la produzione recente di Cristina Iglesias, dalla fine degli anni '80, cui appartengono lavori come soffitti pendenti, abitazioni e padiglioni sospesi, ai giorni nostri, con opere che saranno prodotte appositamente per questa occasione.
Lo scopo è quello di creare un enorme labirinto, capace di generare un’esperienza di magia vitale in cui s’incontrano l’acqua, la terra, la luce, l’architettura dei chiostri, i cunicoli dei giardini di bronzo fatti di vegetali solidificati e resi eterni, piante vive, ombre gettate da superfici di alabastro, trasparenze di vetri colorati e altro ancora.
Come afferma Angela Vettese, direttore della Fondazione Arnaldo Pomodoro, -i temi toccati dall’artista sono molteplici e sovrapposti. Tra questi il ruolo della natura nella nostra vita; la capacità della natura di essere ancora spunto di riflessione per gli artisti; l’uso di tecniche e materiali che mescolano l’antica tradizione del calco e della fusione con l’uso di materiali quali la resina, il cavo d’acciaio intrecciato, il cemento a vista, il vetro e l’alabastro. Centrale è l’idea di Arcadia come incontro mitico, mai raggiungibile del tutto, tra uomo e natura e quindi tra naturale e artificiale. I luoghi concepiti da Cristina Iglesias sono tutti all’interno di questi due poli: la natura vi è rievocata attraverso disegni di vecchie tappezzerie o, piu’ spesso, attraverso la ricostruzione di pattern vegetali, mescolanze di varie essenze, il cui calco diventa la matrice per un intero corridoio-
La Fondazione Arnaldo Pomodoro offre uno spazio inusuale per un artista che lavora con gli elementi architettonici, con una percezione deformata e con ombre proiettate sopra lo spettatore, il quale viene coinvolto nel linguaggio di un testo che non è fatto per essere letto ma per essere attraversato dal corpo e vissuto con emozione.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Sociedad Estatal para la Acción Cultural Exterior di Spagna, SEACEX.
Cristina Iglesias é nata a San Sebastian in Spagna nel 1956. Fa parte di una generazione di artisti che alla fine degli anni ‘80, inizio anni ‘90 ha portato all’espansione dell’oggetto scultoreo nel nuovo reame dell’installazione. In contrasto con i suoi predecessori -modernisti, la Iglesias, il cui lavoro é principalmente figurativo, evoca spesso il corpo femminile facendolo entrare in rapporto oggetti di uso comune come mobili, stanze e edifici architettonici. A livello di materiali Iglesias combina l’utilizzo di cemento, ferro, vetro con elementi naturali come bambù, foglie e rami che spesso ricoprono esternamente i suoi lavori. Le prime esposizioni di Cristina Iglesias risalgono agli anni ottanta e, da allora molte sono le sue mostre personali: Museum Ludwig, Colonia (2006); Whitechapel Art Gallery, Londra (2003); Museu Serralves, Oporto (2002); Museo Guggenheim, Bilbao (1998); Palacio de Velázquez / Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (1998); Guggenheim Museum, New York (1997); One Room, Stedelijk van Abbemuseum, Eindhoven (1993) and Kunsthalle, Berna (1991). Ha rappresentato la Spagna all 42ma e 46ma Biennale di Venezia (1986 e 1993).
Fonti:
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