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16.11.12

#7 LIKE AN ISLAND (frammenti di un giorno perfetto)


Cramond Island is connected to the shore by a one mile log (1.5 km) walkway which is covered at high tide.
So Cramond is only a true island for a few hours at time!
...Just few hours at time...just like me.
It sounds so familiar…


Ci sono momenti (come questo) che mi sento esattamente come quest'isoletta


:
a tratti inaccessibile, a tratti distante, a tratti tagliata fuori e inabitata.





Anyway
Cramond è un grazioso borgo marinaro che dista solo 20 minuti dal centro di Edinburgo (by bus). 
Merita davvero una visita.
Vi ho trascorso un pomeriggio intero aspettando che il sole venisse giù.


Bus(n. 41)from Waverley Bridge, Edinburgh.
Info sugli autobus: lothianbuses.com


Tutto un pomeriggio degno coronamento di un giorno perfetto...

Just a perfect day drink Sangria in the park
And then later when it gets dark, we go home
Just a perfect day feed animals in the zoo 
Then later a movie, too, and then home 

Oh, it's such a perfect day I'm glad I spend it with you


Oh, such a perfect day 

You just keep me hanging on 
                 
You just keep me hanging on 

Just a perfect day 
problems all left alone 


                      Weekenders on our own 


it's such fun



Psssss: in Gran Bretagna esisterebbero 43 isolette  (17 delle quali in Scozia)raggiungibili dalla terraferma durante la bassa marea...mmmh che sia l'inizio di un nuovo itinerario di viaggio?
Who knows?

9.11.12

#6 ...del viaggio



Dietro a un miraggio c'è sempre un miraggio da considerare, come del resto alla fine di un viaggio c'è sempre un viaggio da ricominciare. Bella ragazza, begli occhi e bel cuore, bello sguardo da incrociare, sarebbe bello una sera doverti riaccompagnare. 
Accompagnarti per certi angoli del presente, che fortunatamente diventeranno curve nella memoria. Quando domani ci accorgeremo che non ritorna mai più niente, ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.

Quanti modi di viaggiare esisteranno?
Si viaggia per ritrovarsi.
Si viaggia per appagare la propria curiosità con l'espressione di un bambino che se ne sta col naso appiccicato al finestrino.
Si visitano città, monumenti e chiese.
Ci si imbatte in paesaggi mai visti prima.
E s'inciampa inevitabilmente nelle persone prima o poi.
Ecco in questo momento della mia vita le persone, gli sguardi da incrociare, i mondi che si portano dietro, sono le uniche cose che vorrei esplorare: le mie mete di viaggio.
Ieri m'hanno chiesto che cosa mi sarebbe piaciuto visitare della Scozia e se avessi dei piani in merito...avrei voluto rispondere LE PERSONE e LE LORO STORIE, ma ACCIDENTI mi sembrava ridicolo ed ho taciuto.

Perciò pedala, pedala che il tempo potrebbe passare, e questa pioggia paradossalmente potrebbe non finire mai. E noi con questo ombrelluccio bucato che ci potremmo inventare? Ma partiamo, partiamo, non vedi che siamo partiti già? 

 

#5 Giù al nord (in salsa inglese)



L'Italia rovesciata
luciano fabro (1968)



Perché trovo la gente del North tanto amichevole? 
Semplice, sono considerati i "terroni" di Gran Bretagna.
In pratica è come se fossi tornata a casa (senza il sole però).
In questa nazione tutto è rovesciato, sul lato "sbagliato" (come cantava Caparezza - a ragione :) - inglesi, guideranno sempre dal lato sbagliato, per questo chi va a Londra so che torna un po' cambiato)anche i pregiudizi e gli stereotipi.
Così può capitare d'imbattersi in un articolo intitolato:
Southern snobs never visit northern England
e ritrovarsi a leggere cose disorientanti come queste:
Southerners believe the north is "bleak and unsophisticated".
They imagine the north is awash with chip shops and made up mainly of mining villages.
Per farsi un'idea di come siano visti gli scozzesi poi, vi rimando ad una puntata di una serie divertentissima intitolata Blackadder (min 11.35 per esser precisi). 
Si capisce tutto anche senza sottotitoli.
Meglio di mille parole ;P


A presto!
Cat

31.10.12

#2 UN PO' DI DRITTE&INFO. (hai capito 'sti Inglesi ;-P)


La frustrazione m'ha spinta a rimettermi in cammino.
Uscire dal guscio, mettersi in difficoltà, costringersi a parlare, fuggire dalle frotte di connazionali che hanno invaso Londra…ok, ma come?
Beh…internet è la mia personale scatola delle meraviglie, una sorta di baule della nonna dove si trova sempre qualcosa di utile.
Lo scorso inverno,infatti, cercando delle comunità che accogliessero volontari, sono capitata su un forum in cui si menzionava questo sito: workaway.
E dopo workaway ne ho scoperti altri due: wwoof e xhelp.
Mi si è aperto un mondo!
Quello dei viaggi lowcost.
Lavoro in cambio di vitto e alloggio (a volte anche di una piccola paga).
Attenzione, non si tratta di sfruttamento, ma di uno scambio.
Lo dico alla luce dell'esperienza che sto vivendo non per sentito dire.
Si possono scegliere comunità, organizzazioni che lavorano con minori a rischio, ostelli, fattorie, ecc…
Questi siti fanno in modo che domanda e offerta possano incontrarsi.
Ci si iscrive (nel caso di xhelp e wwoof si paga una quota associativa che ti da il diritto di usare il servizio per due anni), si crea il proprio profilo, si sceglie una nazione e si spulcia la lista degli hosts.
Per orientarsi si possono leggere i commenti delle persone che hanno lavorato nello stesso posto e, volendo, si possono anche contattare.
Se si viaggia da soli poi è possibile cercare compagni di viaggio. Insomma funzionano e sono molto popolari.
WWOOF è un acronimo che sta ad indicare:
World-Wide Opportunities on Organic Farms per cui le opportunità che offre sono esclusivamente in ambito agricolo.
WORKAWAY e XHELP, invece, offrono un range di opportunità più ampio: non solo agricoltura dunque.
Io li ho consultati tutti e tre trovandoli utilissimi.
WWOOF è stato creato nel '72 da Sue Coppard e tutto è iniziato da un annuncio su un giornale.
E già allora internet non esisteva!
Ma internet ha fatto sì che WWOOF esplodesse a livello mondiale(basta consultare la lista dei paesi aderenti per capire quanto sia diffuso).
Anche XHELP è un'invenzione tutta inglese (hai capito 'sti Inglesi ;-P).
E' stato creato nel 2001 da Rob Prince viaggiatore incallito.
Dell'origine di workaway purtroppo non so ancora nulla.
Per approfondimenti vi rimando ai link delle organizzazioni:
http://www.wwoof.org/
Se li avessi conosciuti prima certamente avrei iniziato la mia avventura inglese e con l'Inglese ( :-) ) partendo da qui per poi magari approdare a Londra (però…non avrei avuto la possibilità di incontrate le persone meravigliose che hanno arricchito la mia vita).
Se è vostra intenzione partire, qualunque sia la ragione che vi spinge a farlo, anche se fosse solo per una breve vacanza vi consiglio un'esperienza come questa.
Se, invece, è una nuova vita quella che intendete costruire, tenete presente che in Gran Bretagna il volontariato è qualcosa che arricchisce il proprio CV.
Diversamente dall'Italia viene considerata un'esperienza di lavoro a tutti gli effetti utile ad ampliare ed arricchire le proprie competenze.
Inoltre è vantaggioso presentarsi con un curriculum in cui siano già elencate delle esperienze di lavoro nel paese.
Altro particolare da non trascurare: le referenze.
Personalmente, potendo tornare indietro, partirei da qui.
BUON VIAGGIO!
Cat

30.10.12

#1 "I AM GAME"


I don't know what you smoke or what countries you've been to
if you speak any other languages other than your own but I'd like to meet you
I don't know if you drive if you love the ground beneath you
I don't know if you write letters or panic on the phone still
I'd like to call you all the same, if you want to, I am game.
I don't know if you can swim or if the sea has any draw for you
if you're better in the morning or when the sun goes down
I'd like to talk to you
I don't know if you can dance if the thought ever occurred to you
if you eat what you've been given or push it round your plate still
I'd like to cook for you all the same, I would want to, I am game,
If you walk my way and I could keep my head we could creep away in the dark or maybe not, we could shoot it down anyway.
I don't know if you read novels or the magazines
if you love the hand that feeds you I assume that your heart's been bruised I know I'd like to know you
you don't know if I can draw at all or what records I am into
if I sleep like a spoon or rarely at all or maybe you would do? maybe you would do?
if I walk your way I will keep my head we will feel our way through the dark though I don't know you I think that I would do I don't fall easy at all      
Lisa Hannigan





Credevo di voler scoprire l'Inghilterra, parrrrdon,la Gran Bretagna, e invece la verità vera è che, come sempre accade quando si decide di viaggiare, sono IO quella che cerco ogni giorno lungo la strada.
Così dedico il testo che apre questo post  a me stessa: a quella che non conosco ancora e che mi piacerebbe scoprire, chiamare, ascoltare.
E' lei che mi sorprende ogni giorno ed è per lei che sono "in gioco".
Un anno fa non lo sapevo ancora. 

37
trentasette
TRENTASETTE
T-R-E-N-T-A-S-E-T-T-E
ti erre e enne ti a esse e ti ti e
3+7=10

L'ho sussurrato, bisbigliato, ripetuto a mente, urlato, compitato, scomposto e sommato questo numero tanto per vedere l'effetto che faceva.
Ho setacciato google in lungo e in largo in cerca d'ogni suo possibile recondito significato simbolico.
Ho scomodato la cabala per ripiegare speranzosa sulla smorfia senza successo.
A quanto pare  la ragione della mia inquietudine non se ne sta rintanata in un numero.
Cercavo un segno, qualcosa che m'indirizzasse.
Qualcosa che desse lustro e aggiungesse un pizzico di fascino a questo errare e invece…invece niente.
Io "sono" 37 per dirla all'inglese.
Questo è tutto.
37 anni sono pochi o sono tanti, troppi, per mettersi in cammino. Sono troppi per scombinare tutto?
Insomma è troppo tardi?
E' buffo alcuni ritengono che stia prolungando la mia adolescenza altri, al contrario, mi definiscono "coraggiosa"…bah! 
Nè l'una né l'altra: spiacente, non sono né un'eterna Peter Pan né un'eroina.
Forse sono entrambe le cose o, più probabilmente, sono solo un'incosciente.
So solo che più di un anno fa ho deciso che era meglio assecondare il mio bisogno di andare piuttosto che piangermi addosso e lamentarmi.
A dirla tutta era da un paio d'anni che meditavo una "fuga" e così,
come tanti italiani troppo choosy e perduti (perché alla famosa "generazione perduta" appartengo), sono partita alla volta di Londra.
Niente di esotico come l'isola che non c'è o di coraggioso come fare peace keeping a Gaza dunque.
Niente di romanzesco.
In un anno ho cambiato cinque volte casa e due volte lavoro (anzi forse tre se conto anche la volta in cui ho fatto l' au pair per due settimane), facendo l'equilibrista tentando di sopravvivere con pochissimi "quid".
Niente di strano in fondo… tutto nella media londinese :)
Un anno è tanto tempo scrivevo quasi un mese fa.
Me ne sono resa conto mentre impacchettavo tutte le mie cose (e dire che mi sembravano così poche. Pochi abiti, poche scarpe, giusto una borsetta, il grosso della roba lasciata volutamente in Italia).

UN MOMENTO…IMPACCHETTARE??? COME IMPACCHETTARE? ANCORA????

E sì … dato che  vivere a Londra in una sicura bolla italiana non ha affatto giovato al mio povero inglese, ho deciso di rimettermi in viaggio.
Era diventato così frustrante sentirsi ripeterete: ma come, sei in Inghilterra da più di un anno e ancora non parli perfettamente??? Come è possibile?
Già…come era potuto accadere…
La verità è che io sono talmente timida che tendo a scappare e Londra ti permette di farlo perché trabocca di Italiani. Sono ovunque. Ovunque puoi imbatterti nel suono familiare e rassicurante dell'italiano ed eludere la fatica d'immergerti in una lingua nuova e disorientante.
In più Londra ti risucchia. Londra è un universo a se stante che ti fa vivere nell'illusione che non esista nient'altro oltre i confini della zona tre.

Avete presente quell'episodio di Sex and the City in cui Carrie decide di andare in campagna per il week end?

NO?

Vi rinfresco la memoria.. 






Ecco Londra, come Manhattan, fa esattamente quest'effetto. Una malia.
Dopo un anno volevo vedere com'era quell'Ingh, parrrdon, quella Gran Bretagna, che per me era poco più di una macchia sul mappamondo.
Volevo imbattermi nei nativi.
Ed ora eccomi qua nello Yorkshire da più di tre settimane!
cat

29/10/2012

4.6.12

"Italy: Love It or Leave It"

E' quasi un anno che non aggiorno questo piccolo diario. 
Un anno speso ad imparare piccole cose di me stessa. 
Eh sì,un anno speso "abroad" può metterti di fronte alla tua pochezza e ad una serie sterminata di debolezze che non avresti mai pensato di avere...
Una di queste è la tenerezza. Quella che m'ispira l'Italia vista da lontano. Un'altra è la nostalgia.
Riprendo i miei sviaggi condividendo un dilemma: "Italy: Love It or Leave It" o Italy: Love It & Leave It?
Per questa ragione adoro il docufilm che posto: ha dato voce a tutti i dubbi che m'attanagliano.
Buona visione
Cat.




P.S. Alla fine starmene "abroad" m'ha fatto render conto, cara Italietta, che "sto bene solo quando sto con te, ma so che questo non conviene non conviene". Alla fine "mi sono accorta che sto bene solo quando sto con te, ma so che questo non va bene, NON VA BENE".

E' buffo sentirsi come un'innamorata tradita e abbandonata :)
Eh sì...
...mò basta 
non è me che volevi
confessa
non è a me che pensavi
e non resta
che raccogliere i cocci
e cercarsi una vita più onesta (altrove?)
  





2.7.11

...mi affido al vento ai profumi del tempo ...

......agli umori delle stagioni a meridione
photo by Chiara Tocci
Attraversi il bosco tiepido Aprile
consoli da sempre il viandante
pensieri leggeri si uniscono alle resine dei pini
si fa chiara la mente come nuvola
pensieri leggeri si uniscono alle luci e ai colori
al silenzio lontano delle nuvole
Entri dentro le case tiepido Aprile
risvegli all'amore gli amanti
mi affido al vento ai profumi del tempo
agli umori delle stagioni a meridione
pensieri leggeri si uniscono alle resine dei pini
al silenzio lontano delle nuvole
Tiepido Aprile
Franco Battiato - Il Vuoto (2007)



3.5.10

Sempre nuova è l'alba

photo by Martine Franck/Magnum Photos


Non gridatemi più dentro,
non soffiatemi in cuore
i vostri fiati caldi, contadini.

Beviamoci insieme una tazza colma di vino!
Che all'ilare tempo della sera
s'acquieti il nostro vento disperato.

Spuntano ai pali ancora
le teste dei briganti, e la caverna –
l'oasi verde della triste speranza –
lindo conserva un guanciale di pietra....

Ma nei sentieri non si torna indietro.
Altre ali fuggiranno
dalle paglie della cova,
perchè lungo il perire dei tempi
l'alba è nuova, è nuova.

1948
Rocco Scotellaro

Questa poesia mi ricorda "Impressioni di settembre"...adoro la versione di Battiato, ma, ahimè,il suo stare in quiete non mi rispecchia (ancora).
Sono molto più simili a me le sonorità aspre dei Marlene.
by Cat

22.2.10

Milano, Via Padova: life on mars


Mentre stavo curiosando sul sito di una web tv che avevo deciso di segnalare ho scoperto l'Orchestra di Via Padova...meraviglie della rete!
Ma procediamo con ordine...la web tv si chiama CrossingTV ed è la prima webtv italiana fatta da giovani per giovani, realizzata da una redazione interculturale.

CrossingTV intende raccontare i molteplici e variegati universi giovanili che non vengono mai rappresentati dai media mainstream, cercando di scardinare i pregiudizi e contrastare gli stereotipi che i giovani quotidianamente subiscono.
Attraverso la creatività e la contaminazione artistica e culturale, CrossingTV propone modelli positivi di rappresentazione sociale dei giovani.
Per approfondimenti scarica il pdf.

La tv mi è piaciuta perché è fresca, originale e, soprattutto, perché ci rimanda finalmente l'immagine, non di un' Italia a venire, ma di un paese che c'è già, che esiste. Un paese interetnico. Che leghisti&Co. si rassegnino!


Orchestra di Via Padova

Fonte:crossingtv.it

Pubblicato da Silvia Storelli

lunedì, 11 gennaio 2010

L’Orchestra di Via Padova di Milano, nasce nel 2006 sull’esempio della leggendaria Orchestra di Piazza Vittorio di Roma, ovvero nasce da un luogo complesso e difficile: la zona di via Padova.

Si tratta di un luogo con una massiccia presenza di cittadini immigrati, un luogo quindi ricco di storie, di conflitti sociali, ma anche di convivenze solidali, ricco di gente di passaggio e soprattutto ricco di musicisti professionisti provenienti da tutto il mondo.

L’Orchestra è principalmente un progetto artistico e culturale, con una forte connotazione di carattere sociale, che è nato dal basso e in maniera spontanea dalla volontà di un abitante di via Padova: il musicista Massimo Latronico (che, non a caso, è anche un educatore).

Max ha saputo mettere insieme un gruppo eterogeneo di 15 musicisti, valorizzandone le differenti sensibilità artistiche, le professionalità e la voglia di comunicare.Dal mio punto di vista, un progetto del genere ha molto più valore e più sostanza dei troppi progetti, cosiddetti “interculturali”, calati dall’alto, che mirano a mettere insieme “le culture altre” senza, in realtà, favorire dinamiche di scambio e di relazione fra le persone.

Nella presentazione del loro sito si legge “Via Padova è quel luogo dove tutto succede e tutto si dimentica in fretta… per sopravvivenza. Tutti passano con la loro storia, i loro ritmi, i loro colori; ma senza fermarsi. L’Orchestra è nata con la voglia di lasciare un segno in questo luogo, un segno diverso che vuole essere una sorta di diritto di cittadinanza a chi, per esprimersi, è costretto a vagare in continuazione. È composta da musicisti professionisti italiani e stranieri che, per i motivi più diversi, hanno attraversato la zona compresa tra via Padova e viale Monza. Alcuni sono riusciti a fare il proprio lavoro in Italia, altri sono costretti a fare mestieri diversi per potersi mantenere. Ma nessuno ha perso il proprio bagaglio culturale e professionale.”


Tunjà, il video

Il video è una sorta di presentazione di tutti i musicisti del gruppo, con un finale a sorpresa che fa ben capire come la pensano quelli dell’Orchestra in merito alle politiche sulla sicurezza!

Regia di Claudia Cipriani, musica di Abdullay Taorè/Massimo Latronico, cantanta da Abdullay Traorè e eseguita dall’Orchestra di Via Padova.



E sui fatti di Via Padova questo gruppo ha le idee chiare…

Via Padova vista da noi
Febbraio 2010
In questi giorni vengono dette tante cose su Via Padova, sull'integrazione e sull'intolleranza.
Vista dal di fuori la nostra esperienza di condivisione sociale e culturale viene vista come qualcosa di eccezionale, di unico. Non è così.
Noi siamo lo specchio di quello che non si vede nei telegiornali, delle persone normali, che vivono e convivono.
Delle mamme che portano i propri figli a scuola e poi si prendono un caffè al bar insieme, senza accorgersi neanche che magari una mamma è italiana, l'altra marocchina e l'altra peruviana, e il barista è cinese.
Nessuno se ne accorge perché è la cosa più normale di questo mondo, e le cose normali non fanno notizia.
Quello che è successo è tremendo: per futili motivi è scoppiata una rissa e un ragazzo ha accoltellato un altro ragazzo.
Nessuno parla di questo perché è molto più d'effetto mettere il dito su uno scontro interetnico che in realtà non esiste fra le persone che quotidianamente lavorano e vivono in pace.
Dopo questo fatto, pochi facinorosi, indisturbati, hanno incominciato a devastare. Per ore hanno agito liberamente e impunemente lasciando credere che Via Padova sia quella cosa lì.
Loro erano qualche decina, Via Padova è 4 chilometri e mezzo di case piene di persone.
Noi, insieme agli Amici del Parco Trotter chiediamo che il Comune non ci mandi solo l'esercito, ma soldi e risorse per risanare le scuole, assistere gli anziani, i giovani, i bambini, creare spazi di incontro e socialità, migliorare la vita del quartiere e renderla più sicura dal punto di vista, prima di tutto, sociale.

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